School of Seven Bells - SVIIB

Questo album è una lettera d'amore dall'inizio alla fine, un memoriale che frappone vita e arte.

School of Seven Bells - SVIIB

Anno di pubblicazione: 2016
Genere: dream pop, synth pop

Gli School Of Seven Bells si sono formati nel 2007 dall'incontro tra Benjamin Curtis, precedentemente nei Secret Machines, e le sorelle gemelle Alejandra e Claudia Deheza. Dopo la dipartita di Claudia, qualche anno più tardi, la band diviene a tutti gli effetti un duo e il duo diviene una coppia. Alejandra e Benjamin vivono infatti la loro relazione per cinque anni, prima che essa si incagli nella malattia di Benjiamin, un linfoma, che lo condurrà alla morte nel 2013.

"SVIIB", completato prima del decesso di quest'ultimo e ora ripreso da Alejandra con l'aiuto di Justin Meldan-Johnsen (bassista dei NIN e già produttore per M83 e Crystal Fighters), suona dunque come un memoriale che vede la frapposizione di vita e arte. Ma tra le pieghe delle canzoni non v'è disperazione: solo una ventata di malinconia, riscontrabile nella voce gentile della cantante.

Nel complesso l'album risulta più maturo dei precedenti lavori della band, sempre a cavallo tra un lieve ma mai molle tepore autunnale, la tentazione di rubare l'estaticità agli Slowdive e il reiterare di dinamiche puramente synth-pop. "Open Your Eyes" è uno dei pezzi più significativi del disco: è il dolce risveglio mattutino di un amore che sta cercando la sua forza, della speranza dopo il patimento, dell'onnipresente tensione tra due persone che hanno scelto di mettere il cuore in comune, di un miraggio che aleggia nel riverbero di quello che sembra essere un sogno. Il brano, scelto come primo singolo, si compone per l'appunto delle consuete sonorità dream-pop e synth-pop tanto care al duo ma, tra i delay, si arricchisce di strofe dall'andamento quasi hip-hop. Il risultato è una ballata ingenua, impalpabile.

Alcuni pezzi spostano invece lo shift su ritmiche più ballabili, dall'opener "Ablaze", tra i più incisivi, alla più oscura "Music Takes Me", che si apre poi nel refrain.

La seconda parte del disco appare più irregolare, ma priva di sciatterie ed evidenti sincrasie. È "Confusion", con le sue scariche rockeggianti, l'ultima traccia a essere stata composta da Curtis durante la terapia, prima di spegnersi, ed essa pare intimamente legata al brano susseguente, posto non a caso in conclusione, "This Is Our Time", che è arioso e malinconicamente sfavillante.“This is our time, and our time is indestructible".
Una storia che, a questo punto, non avrebbe potuto vantare finale migliore.