GazeFest, Live @Oh Yeah Music Centre (Belfast, 30/08/2025)

GazeFest, Oh Yeah Music Centre (Belfast): Sunstinger e altre realtà shoegaze.

GazeFest, Live @Oh Yeah Music Centre (Belfast, 30/08/2025)

Nei mesi scorsi avevamo inseguito la scia shoegaze ad Amsterdam e Parigi; Belfast ci accoglie con dodici gradi che presto impariamo ad apprezzare, se paragonati ai trentadue lasciati a Roma. Ma soprattutto ci accoglie con la promessa più grande: poter ascoltare finalmente i Sunstinger dal vivo, band che seguiamo e amiamo da anni. 

La fame di musica è tanta, così come l’euforia. Ci portiamo addosso i chilometri in aereo, le birre di troppo, le deliziose chowder (ndr: le zuppe di pesce irlandesi) e attese che trovano la loro ricompensa.

Il GazeFest è organizzato da Old Crows Promotions, realtà che promuove concerti in Irlanda del Nord, Irlanda e UK, con un’attenzione particolare agli artisti locali. 

I cancelli dell’Oh Yeah Music Centre, hanno aperto alle 14, ma è stato circa  mezz’ora dopo che i giovanissimi (e simpaticissimi) Klyda hanno dato il via al pomeriggio con il loro indiepop psichedelico e malinconico. È poi il turno degli Haunted Images, in bilico tra visioni emo e atmosfere shoegaze. Verso le 16:10 la scena è stata conquistata dall’heavygaze dei Silk, accolti da un pubblico sempre più numeroso ed entusiasta. 

Ricordo di aver pensato a quanto sarebbe bello se anche in Italia i festival iniziassero nel primo pomeriggio e terminassero in prima serata: quanto più tempo per godersi la musica senza la fatica della notte fonda.

Alle 17 un momento di sospensione con lo slow-core di how r u, subito rovesciato dall’energia grungegaze dei gush. Alle 18:25 ci siamo avvicinati al palco: i Sunstinger stavano per salire. In questo frangente, abbiamo avuto il piacere di incontrare e conoscere tutti i membri del gruppo: Taylor Wright, David Mcculloch, Scott Gourlay, Bill Anderson e Nick Hernandez.

La band di Dunfermline ha aperto con una nuova canzone inedita, “Never Never”. Le chitarre erano esattamente quelle che ci avevano catturati sin dall’EP “Beyond The Frame”: dense di pathos, stratificate fino al parossismo, forgiate su melodie circolari che già sognavamo di poter riascoltare su disco. L’ultimo singolo, “SOMETHING STRANGE”, ci è parso più incisivo dal vivo: crudo, dinamico, attraversato da numerosi spunti noise senza mai smarrire la melodia.

Il cuore del live, a parere di chi scrive, è però da rintracciarsi nel trittico “Death Is”, “Aro” e “Endless June”.

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“Death Is”, la nostra preferita da “Worthless”, ultima fatica della band, ha mostrato ancora una volta la straordinaria capacità dei Sunstinger di mettere insieme istanze shoegaze nella loro forma più pura e dirompente, con melodie struggenti. Dietro c’è la scrittura collettiva e un’ispirazione nata da alcune esperienze ipnagogiche, come ci ha raccontato più tardi Taylor, il cantante, con il supporto decisivo di David nella struttura e nelle chitarre.

La dolente “Endless June” e la più speranzosa “Aro” sono i veri anthem della band: il muro di suono è irresistibile, le chitarre croccanti e stratificate, la melodia luminosa, la sezione ritmica centratissima - sonorità che riempirebbero palazzetti interi. 

L’outro di “Endless June” ci ha concesso un istante di respiro, dopo tanto cantare e saltare; mi sono voltata verso di te, fluttuavi a occhi chiusi immerso in un chiaroscuro fucsia e blu, e ho pensato che quella felicità - così rara, così pura - non avrei saputo spiegarla con le parole.

Il finale dell'esibizione dei Sunstinger è affidato a “astroface”, brano registrato ma mai pubblicato né suonato dal vivo prima: etereo e crudo al contempo, perfettamente nel loro stile, dal vivo è una vera e propria esplosione sonora.

La mezz’ora di live degli scozzesi è volata via come un battito di ciglia.
Rimane la speranza di riascoltarli presto, magari in un set più lungo. Perché no, nella loro Scozia. 

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Dopo i Sunstinger ci siamo spostati nelle retrovie, accolti dal “bubblegrunge” dei Wynona Bleach.

È stato bello farsi coccolare dall’Oh Yeah Music Centre, dalla sua atmosfera accogliente, dalla gentilezza degli addetti e di tutti gli astanti. Ci sediamo a un tavolo con i Sunstinger e, una birra dietro l’altra, ci sciorinano aneddoti sui loro pezzi e ci consigliano nuova musica per rimpinguare le nostre playlist.
Con noi, anche alcuni membri dei già citati Klyda, interessati a sapere di più del nostro viaggio nella verde Irlanda del Nord. 

Più tardi, sul palco, i londinesi Whitelands, headliner del GazeFest, hanno trasformato l’atmosfera con un dreampop patinato ma molto gradevole, e alcune melodie, come quella di "Tell Me ABout It" e "Heat Of The Summer", hanno attraversato i nostri corpi per un attimo, con una benevolenza lieve, quasi consolatoria.

Gli scambi di vedute con i Sunstinger proseguono anche fuori, lungo la nota Cathedral Quarter Umbrella Street.
Belfast si è spenta dietro di noi, con le sue strade umide e i pub ancora pieni, resta la promessa di altre tappe, altre fughe, altri palchi da inseguire.
Perché viaggiare rincorrendo la musica, in fondo, è sempre stata la nostra forma più autentica di amore.