Deafcult, Deafcult

Deafcult, Deafcult

Anno di pubblicazione: 2017
Genere: nu-gaze, shoegaze

Tra gli album che hanno caratterizzato la rinascita della shoegaze dal 2010 in poi - la cosiddetta nugaze, cui abbiamo dedicato un articolo ad hoc - non poteva mancare il debutto degli australiani Deafcult.

“Auras” vanta un’attitudine ibrida in grado di sbocconcellare dalle atmosfere eteree più vicine a Airiel, Cocteau Twins e Slowdive agli intrecci chitarristici più rumorosi dei My Bloody Valentine, in una variopinta compattezza ipnagogica che ricorda molto da vicino gli Air Formation. Tale capacità di mescolare a dovere i registri secondi schemi interpretativi personali, è evidente sin dal brano che apre l'album, la soleggiata “Lemonade Beauty” che, con le sue atmosfere a tinte pastello, profuma di nostalgia e speranza.

Ma il proseguio non è da meno: le 13 tracce che si susseguono costituiscono un prodigioso esercizio catartico, tra riff celestiali (“Secret Wisdom“, “Stars Collide”), omaggi a Kevin Shields e al suo tremolo (“Sparkle”), sezioni ritmiche da paura (“Stars Collide”) e momenti inaspettati in cui la compenetrazione di chitarre e synth dà vita a tessiture malinconiche proiettate nel futuro (“Judy”, “Echoes “).

Ma il miracolo compositivo è costituito dal trittico “Indigo Children”, “Rubix” e “Here Be Death”. Il primo è un vero e proprio pezzo da manuale nugaze: fuzz e riverberi che riempiono le orecchie e i pensieri, riff puliti e riff distorti che si intersecano, così come le voci maschili e femminili (Stevie Scott e Innez Tulloch), in un equilibrio lavorato di cesello. Ricami acustici e irresistibili mulinelli di chitarra caratterizzano invece “Rubix”, forse il brano più rappresentativo dell'album nonché uno dei più amati della band di Brisbane.

Qui a farla da padrone è la voce femminile di Tulloch, perfetta per la vocazione melodica della canzone.

La conclusione di “Auras” è affidata alla superba “Here Be Death” che, tra svolazzi elettronici e un rave di quattro chitarre che si tormentano tra loro, rappresenta la perfetta sintesi di uno dei migliori album nugaze degli ultimi anni.