Attic Ocean, the heavy blue and then after

Attic Ocean, the heavy blue and then after

Anno di pubblicazione: 2023
Genere: dreampop, nugaze

Ci eravamo già occupati degli Attic Ocean, giovanissima band di Düsseldorf che, con la loro “August” hanno consacrato la nostra estate 2023. Hanno oggi pubblicato la loro primissima uscita fisica, “the heavy blue and then after” che contiene, oltre alla già citata “August”, altri cinque brani.

Il sound design degli Attic Ocean affonda le radici in un sincretismo che unisce tutte le possibili istanze dreampop: tutto è delicatamente avviluppato in un velo di malinconia rarefatta, che può trasfigurarsi in tristezza lieve o sublimarsi in ricordi e desideri pregni di bellezza. Ci sono gli Alvvays, che fanno capolino nell’opener “Escapades”, dall’anima indie e la sezione ritmica che ammicca al post-punk, ma anche Slowdive e Still Corners, rintracciabili soprattutto nel delizioso spacepop di “Glass”.

“Pistachio”, il brano forse più approcciabile anche da un pubblico digiuno di shoegaze e dreampop, si muove su dilatate tessiture indiepop e svolazzi acustici che fiancheggiano chitarre più tipicamente gaze. Una perfetta canzone da viaggio, come ci ricorda anche il videoclip della canzone. Ci sono poi “Fall” che, con la sua melodia ariosa e certe immagini poetiche nel testo (“City’s screaming, noisy walk/Neverending lullaby” “Blurry shapes in acid rain/tell them summer comes again” “Scent of petrichor and storm/icy flowers start to bloom”) cresce a ogni ascolto e, soprattutto, “Les Yeux Fermé”, brillante perla in francese sullo struggimento d’amore, che si fregia di incantevoli mulinelli shoegaze sul finale.

Ma il vero capolavoro di “the heavy blue and then after” è la già citata “August”, tanto pura e bella da far venire le lacrime agli occhi. Qui la vocalità leggiadra di Hannin Nasirat disegna fondali di dolcissimo spleen, diventando essa stessa strumento, vento ineffabile tra le chitarre. Malinconia da cantare a squarciagola col sole sulla pelle, il vento in faccia, la libertà nelle vene, l'infinito riflesso negli occhi.